mercoledì 10 marzo 2010

Il Cacciatore - 6

Il viaggio fu decisamente tranquillo.
Il Cacciatore portò, di superfluo, solo un'anonima sacca da viaggio. Per il resto, l'unica cose di cui non si separava mai quando si trattava di una battuta di caccia era la sua balestra; ed ovviamente un numero sufficiente di quadrelli.
Il Cacciatore, già all'epoca, era rinomato per una sua caratteristica non particolarmente diffusa: creava da se i quadrelli per la propria balestra. Non si trattava di quadrelli però normali o "commerciali". Avevano spesso delle caratteristiche particolari in base alle varie prede da cacciare. Aveva così quadrelli con la punta avvelenata o intinta di qualche forte anestetico. Ma anche quadrelli con punte d'argento o con delle finte punte che nascondevano al loro interno polveri urticanti o accecanti.
Inoltre il Cacciatore non mancava mai di separarsi dai suoi unici due cani dai nomi alquanto curiosi: Spezzaossa e Spaccapietre.
Al fianco di Alcuis il Cacciatore giunse quindi alle porte di Amorion.
"Prima di entrare vorrete forse riposarvi - gli si rivolse timidamente Alcius che, invero, dovette trascorrere gran parte del viaggio in assoluto silenzio vista la scarsa vena chiacchiericcia del Cacciatore - la tenuta Youka ha una stanza pronta."
"Preferirei mettermi subito al lavoro." rispose asciutto il Cacciatore.
"E questo le fa onore - rispose Alcius chiedendosi, al contempo, come non avvertisse la minima stanchezza per un viaggio durato quasi una giornata intera - Ma in città avranno bisogno di almeno un paio d'ore per sistemare le ultime cose. Non credo ci aspettassero così velocemente..."
Il Cacciatore sospirò.
"Due ore, non di più." disse spronando il proprio cavallo in direzione della tenuta Youka. Le regole, quando poteva, era solito dettarle lui.

sabato 13 febbraio 2010

Il Cacciatore - 5

In compagnia di Spaccapietra e Spezzaossa, e con il fardello del suo inerme ostaggio, Il Cacciatore stava dirigendosi velocemente a destinazione.
Il tramonto era già iniziato, entro breve sarebbe calata l'oscurità. Quella notte non ci sarebbe stata la luna, lo sapeva.

A quel pensiero, a quella certezza, lo sguardo del Cacciatore si alzò per un istante al cielo. Una notte senza luna...e la mente tornò inesorabile indietro nel tempo...

Quella era una notte piovosa, e non solo c'erano anche tuoni, lampi ed un vento tremendo, quando qualcuno bussò alla sua residenza.
Lui lo sentì, ancor prima che il domestico lo avvertisse della visita di un inistente straniero che desiderava parlargli a tutti i costi.
Non fu possibile dire altro che lo straniero in questione si precipitò all'interno della stanza con somma costernazione del domestico.

"Devo parlarle assolutamente! - disse lo straniero avvolto in un gocciolante e fradicio mantello - Devo parlare con Il Cacciatore."

Già all'epoca era conosciuto così, certo aveva un nome, un nome che però non preferì ricordare.

Il Cacciatore fece cenno al domestico di andarsene ed invitò al contempo lo straniero a sedersi vicino al fuoco che scoppiettava nel camino; come sua consuetudine, già all'epoca, non aveva ancora proferito parola.

Fu invece lo straniero a parlare: "Mi chiamo Alcius Trabb e giungo da Amorion nel regno di Astares! - e ciò dicendo si tolse finalmente il mantello zuppo d'acqua mostrando al contempo il suo aspetto. Era un ragazzo, poco più che ventenne, alto e snello. I capelli lunghi e neri gli erano appiccicati al volto per via della pioggia - Da settimane un luogo per noi sacro, conosciuto come Bosco dell'Unicorno, è infestato da una creatura immonda!"

Bosco dell'Unicorno, quel luogo, Il Cacciatore, l'aveva sentito già nominare. Era chiamato così perchè vi era la convinzione che un vero unicorno l'abitasse. Gli unicorni erano creature rarissime e allo stesso modo eccezionali. Il loro corno, per via delle sue doti purificanti, era richiestissimo da regnanti, politici e ricconi in genere; bastava infatti una piccola spolverata di quel corno per annichilire i fastidiosi problemi di una bevanda o di un pasto avvelenato!
Facile capire che ciò li rendesse delle prede appetibili.
E facile anche capire come gli abitanti di quel villaggio non volessero privarsi dell'unicorno per motivi sia scaramantici (gli unicorni, si diceva, portavano grande fortuna e prosperità) sia commerciali (il mito dell'unicorno era un'attrattiva per molti viaggiatori che riempivano ogni giorno le taverne di Amorion), solo in minima parte invece erano i motivi invece legati al rispetto per la vita e la natura.

"Tutta la comunità è preoccupata - proseguì Alcuis osservando intensamente Il Cacciatore - Preoccupata per la salute dell'unicorno femmina che vive nel bosco ma anche per la sicurezza degli abitanti di Amorion. Mi creda, questa...cosa...questa...creatura che è stata avvistata, è un vero mostro!"

"Di che tipo?" osò finalmente chiedere Il Cacciatore.

"Purtroppo solo una persona è riuscito a vederla. L'ha descritta come un enorme quadrupede fatto di carne e metallo! - Alcius scosse la testa incredulo a quella descrizione - So che potrebbe suonarle assurdo e irreale, ma è così. Nel Bosco, infatti, stiamo trovando brandelli di animali, di qualsiasi tipo. Qualche giorno fa abbiamo trovato i resti di un orso...e...dei del cielo...parliamo di un orso, ed era stato letteralmente smembrato...come...come...qualcosa di mai visto..." Alcuis continuò a scuotere la testa non riuscendo a descrivere oltre la cosa.

Poi tornò ad osservare Il Cacciatore "La prego, lei è l'unico che può liberarci di questo incubo...siamo disposti a pagarla quanto ci richiederà, per noi è importante. Sappiamo che lei è il miglior ranger dei Sette Regni! Lei è Il Cacc."

"Domattina partiremo. - disse asciutto Il Cacciatore interrompendo Alcius - Vada a riposarsi Alcius, nell'altra stanza troverà il mio domestico che la sistemerà per la notte."

"Grazie Cacciatore, grazie infinite a nome di tutta la comun." accennò a rispondere Alcius prima che Il Cacciatore non lo interrompesse nuovamente con un tombale

"Buona notte."

sabato 23 gennaio 2010

Il Cacciatore - 4

Tutto facile, fin troppo forse...
Il Cacciatore amava la lotta. Ne amava l'impegno, ne amava il rischio. Amava sentire l'adrenalina scorrergli nel corpo, amava sentire il proprio cuore (sì, ne aveva ancora uno a quanto pare...) battere velocemente.
Prendere quelle decisioni d'istinto, veloci come un battito di ciglia. Correre, scartare, puntare la propria balestra e scoccare il colpo. O, se la situazione lo richiedeva, anche nascondersi, depistare, mimetizzarsi e cogliere a sua volta la preda (perchè, sì, per lui tutti erano prede), di sorpresa.

E fu quindi con delusione che osservò la reazione dell'ultimo avventuriero. Come per i suoi compagni di ventura questi infatti non sbraitò parole di vendetta, non si scagliò contro il nemico armi in mano, non affrontò un combattimento senza saperne l'esito...

L'uomo si guardò attorno spaesato e spaventato; in terra giacevano i suoi compagni privi di vita. In mano teneva stretto un pugnale e lo puntò tremante in direzione sia del Cacciatore sia di Spaccapietre.
Iniziò ad arretrare, uno, due passi. Poi si volse ed iniziò a correre nella direzione opposta dalla quale era giunto assieme ai suoi compagni.
Via da quel luogo, lontando dal loro assalitore e dal suo malefico cane (?).

Il Cacciatore fece per imbracciare la propria balestra. Nonostante lo zigzagare irregolare della preda in fuga non sarebbe stato difficile colpirla.
Un colpo mortale alla nuca? O forse uno alla gamba per bloccarlo? Forse al suo datore di lavoro avrebbe fatto piacere un prigioniero...

"Meglio far divertire i cuccioli..." pensò tra se e se abbassando la balestra e fischiando nuovamente come aveva fatto in precedenza per attirare l'attenzione di Spaccapietre.
Ma il canide rimase lì immobile, accucciato vicino il corpo dell'orco a cui aveva azzannato mortalmente la coda.

Un altro rispose a quel fischio, con eguale velocità.

L'uomo in fuga avvertì che qualcosa lo stava inseguendo. Ansante si voltò diverse volte continuando a correre rischiando, peraltro, di mettere qualche piede in fallo e capitombolare in terra.
Fece comunque a tempo ad intravedere nella boscaglia qualcosa...
Decise quindi di non voltarsi oltre e continuare a correre, correre e ancora correre fin quando i polmoni non fossero esplosi e le gambe non si fossero spezzate.

E all'incirca fu la seconda cosa che gli capitò.
Infatti d'improvviso venne affiancato da un quadrupede. Non era lo stesso che aveva eliminato l'orco però.
L'uomo in fuga si ritrovò ad osservare le orbite vuote di un canide totalmente scarnificato.

"Oddei!" riuscì a dire un attimo prima che lo scheletrico (nel senso letterale della parola) cane lo azzannasse allo stinco.
Si udì in un baleno l'inconfondile schiocco di ossa spezzate e l'uomo, con il canide al seguito, ruzzolarono in terra per alcuni metri finendo la propria corsa contro il duro tronco di un albero.

Passò qualche secondo, l'uomo riuscì per un istante ad aprire gli occhi. Si portò la mano alla fronte dove sentì il sangue caldo scorrergli da una brutta ferita, poi volse lo sguardo in avanti e si ritrovò nuovamente ad osservare il cane fatto d'ossa che lo teneva ancora stretto nella sua morsa all'altezza dello stinco.
Sospirò pregando, forse, per la sua anima prima di svenire per il dolore.

"Bravo Spaccaossa, ottimo lavoro." disse poi Il Cacciatore sopraggiungendo, dopo qualche istante, sulla scena della caduta. "Ora puoi lasciarlo."

Spaccaossa mollò quindi la presa e scodinzolando la propria coda ossea si affiancò al Cacciatore non prima di aver dato una veloce annusata a Spaccapietra.

"Andiamo." disse infine Il Cacciatore ai suoi due fidi cani e tirandosi dietro per il bavero il corpo svenuto dell'uomo si avviò.


giovedì 14 gennaio 2010

Il Cacciatore - 3

"UARRRHHH!!!" l'urlo di rabbia provenne da pochi metri al lato del Cacciatore.

Quasi due metri e mezzo di muscoli erano lì, tesi come corde di chitarra, pronti a scattare in direzione dell'avversario.
L'orco...nella sua postura vagamente ricurva, quasi scimmiesca, imbracciava un enorme e rozzo martello da guerra che a giudicare dalle incrostazioni rossastre sulla parte terminale dell'arma aveva infranto e spaccato diverse ossa.
La mascella prominente, i canini pronunciati e quegli occhi, quasi umani, che erano iniettati di odio e determinazione.
Il colosso dalla pelle verde-grigio scattò con possenti falcate, nonostante l'ingombro della pesante corazza ammaccata che gli copriva quasi per intero il busto, verso il Cacciatore; i capelli neri agitati dalla corsa, il martellone ormai alto, pronto ad abbattersi sull'aversario.
Il Cacciatore era lì, immobile. Solo lo sguardo seguiva l'incedere dell'orco fino a quando non portò le dita alla bocca e fischiò.

"Spaccapietra!" urlò il cacciatore mentre il suo sguardo si spostò giusto per seguire il fulmineo apparire di un qualcosa...

Un latrato da far gelare il sangue precedette di un istante l'arrivo di un cane, un molosso, dal color grigio che scattò in direzione dell'orco saltandogli letteralmente addosso e mandandolo, inspiegabilmente a gambe all'aria.
Lo stesso orco si alzò prontamente domandandosi, a giuidicare dall'espressione incredula, come ciò fosse stato possibile. Chi mai avrebbe potuto deviare un orco in carica con tale facilità? L'armatura...aveva un'ammaccatura che prima, sicuramente, non c'era...
Che forza aveva quel cane che ora lo fissava con occhi bianchi da sembrar di marmo?

L'orco non ci pensò oltre e fece per colpire con il proprio martello il quadrupede il quale riuscì a schivare il primo colpo.
L'orco però non era un combattente da poco ed inziò, in rapida successione, a prodursi in una serie di colpi potenti e precisi che ben presto misero in diffcoltà il molosso.
Ed infine il colpo andò a segno. Il martellone impattò potentemente su un fianco dell'animale (?) ma con effetti del tutto inattesi.
L'orco, per via del contraccolpo, dovette lasciare la presa sulla pesante arma con una smorfia di dolore. Probabilmente uno dei polsi era slogato e gli doleva.
E del cane, invece?
Quest'ultimo era stato sbalzato via, ma neanche tanto poi. Era lì, sdraiato su un fianco, e prontamente si rialzò come nulla fosse.
Non vi era traccia di tumefazioni nè di sangue.
L'orco trasalì. Del cane non doveva esserci ormai che una poltiglia sanguinolenta ed invece...
Ed invece il cane ringhiò snudando dei bianchissimi denti, anch'essi parevano essere di marmo, e si scagliò sull'orco adesso indifeso.
L'umanoide accolse la carica del canide ma con ulteriore stupore si ritrovò a dover sorreggere un peso non previsto, decisamente superiore al normale.
Certo all'orco la forza non mancava, ma dovette comunque inginocchiarsi per non finire nuovamente con le gambe all'aria.
"Uh? - si domandò l'orco spalancando gli occhi cercando per un istante lo sguardo del Cacciatore che fino a quell'istante aveva osservato l'intera scena con impassibilità - Cane...di...pietra?"
Gli orchi, pensò il Cacciatore, erano combattenti eccellenti. E, a discapito di quanto si pensasse, non erano affatto stupidi. Il loro limite, però, era nel voler fare qualcosa di cui proprio non erano capaci: parlare altre lingue.
Vuoi avere un vantaggio su un orco? Fallo parlare. Per articolare qualcosa che non sia della sua lingua madre impiegherà e sprecherà attenzione.
E così, distratto da quella inspiegabile rivelazione e dall'aver proferito poche (ovvie) parole, allentò per un istante la presa sul canide.
Un ringhio e le mascelle del molosso si chiusero sulla giugulare dell'orco con un sonoro schiocco simile a quello di due pietre che vengono a contatto tra di loro.
..Spaccapietra...il nome diceva molto in effetti...

lunedì 11 gennaio 2010

Il Cacciatore - 2

Non appena il mezzelfo fichetto raggiunse il suo dio (o demone) l'aria crepitò attorno al Cacciatore; un fascio irregolare di pura energia per poco non lo folgorò sfiorandolo di un nonnulla.
Un'elfa (erano odiosi gli elfi, tutti) era lì a pochi metri di distanza. Le mani ancora le crepitavano d'energia ed erano illuminate da una inconfondile luce color perla. I lunghi capelli color grano erano dritti, sparati verso l'alto, come migliaia di aghi.
Disse qualcosa nella sua lingua, forse una bestemmia (sì, anche gli elfi bestemmiavano), sicuramente l'ennesima promessa di morte e vendetta. Poi articolò e gesticolò qualcosa pronta a protendere le mani verso l'avversario che aveva ucciso due dei suoi compagni.
Le parole, però, le morirono in bocca quando un quadrello di balestra le attraversò da parte a parte la gola lasciandola letteralmente senza fiato.
L'elfa si portò le mani alla gola ferita cercando, inutilmente, di tamponare il sangue che copioso le stava imbrattando la fine tunica color sottobosco.
Fu questione di istanti...lunghi...interminabili istanti, e l'elfa si accasciò in terra, morta.
Distante pochi metri, Il Cacciatore, in posizione vagamente plastica, aveva imbracciato la sua balestra e scoccato il colpo mortale.
Non una parola, non un sussuro.
Troppe cerimonie, troppe parole, troppi gesti. Quando si combatte per uccidere si deve essere veloci, diretti, inesorabili. Il nemico non è uno scemo, non aspetta certo i comodi dell'avversario. Il nemico è mortale e ti uccide al primo tentennamento.

domenica 10 gennaio 2010

Il Cacciatore - 1

A esser buoni non sempre si ricava qualcosa.
Di questo l'individuo noto semplicemente come Il Cacciatore ne era convinto.
E fu con un'espressione vagamente ironica che vide il quadrello scagliato della sua balestra piantarsi con precisione chiururgicamente mortale nel petto del povero avventuriero il quale cadde in terra, con un tonfo attutito dalle foglie secche, privo ormai di vita.

La vita, quella dei buoni, degli eroi, era difficile, forse anche più di quella delle persone semplici.
I buoni, gli eroi, sempre pronti ad immolarsi o ad imbarcarsi nelle situazioni più assurde.
Baluardi della Luce, della Legge, della Libertà (un caso che iniziassero tutte per L?)...erano tutto questo ma erano, fondamentalmente, dei ficcanaso.
Questi buoni, sempre pronti a correre in soccorso anche di chi non glielo chiedeva, sempre pronti a dare il 100%, sempre pronti a rischiare la vita per il loro onore, fondamentalmente sempre pronti a non farsi i fatti loro!

Chi si fa i fatti propri campa cent'anni, ed infatti, poveri loro, quel gruppo di buoni alla veneranda età non ci sarebbe arrivato.

Il manipolo di eroi reagì, come di consueto, all'attacco imprevisto. Erano in cinque...ora quattro per la verità dato che uno di loro era già in direzione camposanto.
Erano i buoni, trovatisi lì per caso, nel piccolo e semisconosciuto villaggio di Tsuna. Avevano scoperto che un negromante, un cattivo per antonomasia, vessava quelle quattro capanne attraversate in croce da due sentieri sterrati.
E ovviamente, alla prima avvisaglia di "male", avevano deciso di fermarsi lì, combattere il negromante, ucciderlo o alla peggio scacciarlo (o, perchè no, apoteosi, anche redimerlo! Queste cose piacevano un mondo ai buoni!) e liberare il villaggio.
Tutti avrebbero gioito, tutti sarebbero vissuti felici e contenti...il bene trionfa sempre...

Ma il negromante, se anche cattivo (e lo era) non era comunque stupido. Aveva tentato, invero con poca convinzione, di eliminare quel noioso gruppetto. Come tante altre volte, di buoni, ne capitavano spesso. Pareva non finissero mai o che non avessero davvero di meglio da fare.
Beh, in quel caso, anche il negromante ebbe qualcosa di meglio da fare. Perciò, dopo i primi infruttuosi tentativi, decise di assoldare qualcuno che potesse assolvere al compito.

Cercò uno bravo, uno conosciuto e sconosciuto allo stesso tempo. Cercò e trovò Il Cacciatore.

Il fichetto del gruppo, un mezzelfo, imbracciò immediatamente la sua spada. I capelli biondi tagliati in un ridicolo caschetto guizzarono quando s'inginocchiò accanto al compagno caduto solo per avere la conferma che era morto.
Si alzò di scatto, osservò attorno quanto lo circondava. Cercava l'assalitore...lo trovò.

Il Cacciatore, avvolto in un pesante manto nero, spuntò senza remore da dietro un albero. Non mostrava paura nè rispetto per i suoi avversari, non poteva in fin dei conti, il volto era celato dietro un cappellaccio nero dalla tesa larga che gli copriva quasi per intero i lineamenti; unica eccezione una tenue luce rossastra che stanziava lì, proprio all'altezza dell'occhio sinistro.

"Ora la pagherai!" urlò il mezzelfo fichetto. Classica frase, classica reazione, classico errore.
Il mezzelfo infatti corse immediatamente contro Il Cacciatore, spada in pugno, pronto a menare il fendente più potente che avesse mai compiuto in vita sua.
In effetti fu così, il fendente fu potente, eccezionale e fu senza dubbio il migliore mai fatto in vita sua; da che la sua vita finì nel giro di due secondi.

La lama della spada, infatti, si infranse spezzandosi, contro l'avambraccio del Cacciatore. L'espressione di incredulità del fichetto durò giusto il tempo di una manata dritta in faccia portata con forza dal basso verso l'alto; il naso del mezzelfo si spezzò, le ossa dello stesso schizzarono verso l'interno, dirette al cervello.
Il secondo buono cadde in terra già morto, le orbite rigirate verso l'interno, una maschera di sangue a coprire naso e bocca.





Ah beh...?

E ora, questo nuovo blog chedè???
Me lo chiedo io per primo, e per primo, con sincerità, mi rispondo che è un esperimento.
Un esperimento "letterario" (d'obbligo le virgolette), dove "scrivere" (altre virgolette) un pò quello che mi viene in mente. Parlo di racconti, storie, rime baciate che poi si lasciano sull'altare, cose del genere insomma.
Non so cosa ne uscirà fuori, ho un pò di idee che mi frullano per la testa da mesi, se non addirittura da anni. Non so dove troverò il tempo, non so dove troverò l'ispirazione, non so neanche dove troverò un vocabolario visto che io parlo l'italiano solo perchè vivo in Italia da 33 anni e per me congiuntivi, verbi, tempi, terze o quinte persone sono davvero materia oscura.
Bof...? Vedremo...lo struzzo ogni tanto la testa dal terreno la tira fuori.