domenica 10 gennaio 2010

Il Cacciatore - 1

A esser buoni non sempre si ricava qualcosa.
Di questo l'individuo noto semplicemente come Il Cacciatore ne era convinto.
E fu con un'espressione vagamente ironica che vide il quadrello scagliato della sua balestra piantarsi con precisione chiururgicamente mortale nel petto del povero avventuriero il quale cadde in terra, con un tonfo attutito dalle foglie secche, privo ormai di vita.

La vita, quella dei buoni, degli eroi, era difficile, forse anche più di quella delle persone semplici.
I buoni, gli eroi, sempre pronti ad immolarsi o ad imbarcarsi nelle situazioni più assurde.
Baluardi della Luce, della Legge, della Libertà (un caso che iniziassero tutte per L?)...erano tutto questo ma erano, fondamentalmente, dei ficcanaso.
Questi buoni, sempre pronti a correre in soccorso anche di chi non glielo chiedeva, sempre pronti a dare il 100%, sempre pronti a rischiare la vita per il loro onore, fondamentalmente sempre pronti a non farsi i fatti loro!

Chi si fa i fatti propri campa cent'anni, ed infatti, poveri loro, quel gruppo di buoni alla veneranda età non ci sarebbe arrivato.

Il manipolo di eroi reagì, come di consueto, all'attacco imprevisto. Erano in cinque...ora quattro per la verità dato che uno di loro era già in direzione camposanto.
Erano i buoni, trovatisi lì per caso, nel piccolo e semisconosciuto villaggio di Tsuna. Avevano scoperto che un negromante, un cattivo per antonomasia, vessava quelle quattro capanne attraversate in croce da due sentieri sterrati.
E ovviamente, alla prima avvisaglia di "male", avevano deciso di fermarsi lì, combattere il negromante, ucciderlo o alla peggio scacciarlo (o, perchè no, apoteosi, anche redimerlo! Queste cose piacevano un mondo ai buoni!) e liberare il villaggio.
Tutti avrebbero gioito, tutti sarebbero vissuti felici e contenti...il bene trionfa sempre...

Ma il negromante, se anche cattivo (e lo era) non era comunque stupido. Aveva tentato, invero con poca convinzione, di eliminare quel noioso gruppetto. Come tante altre volte, di buoni, ne capitavano spesso. Pareva non finissero mai o che non avessero davvero di meglio da fare.
Beh, in quel caso, anche il negromante ebbe qualcosa di meglio da fare. Perciò, dopo i primi infruttuosi tentativi, decise di assoldare qualcuno che potesse assolvere al compito.

Cercò uno bravo, uno conosciuto e sconosciuto allo stesso tempo. Cercò e trovò Il Cacciatore.

Il fichetto del gruppo, un mezzelfo, imbracciò immediatamente la sua spada. I capelli biondi tagliati in un ridicolo caschetto guizzarono quando s'inginocchiò accanto al compagno caduto solo per avere la conferma che era morto.
Si alzò di scatto, osservò attorno quanto lo circondava. Cercava l'assalitore...lo trovò.

Il Cacciatore, avvolto in un pesante manto nero, spuntò senza remore da dietro un albero. Non mostrava paura nè rispetto per i suoi avversari, non poteva in fin dei conti, il volto era celato dietro un cappellaccio nero dalla tesa larga che gli copriva quasi per intero i lineamenti; unica eccezione una tenue luce rossastra che stanziava lì, proprio all'altezza dell'occhio sinistro.

"Ora la pagherai!" urlò il mezzelfo fichetto. Classica frase, classica reazione, classico errore.
Il mezzelfo infatti corse immediatamente contro Il Cacciatore, spada in pugno, pronto a menare il fendente più potente che avesse mai compiuto in vita sua.
In effetti fu così, il fendente fu potente, eccezionale e fu senza dubbio il migliore mai fatto in vita sua; da che la sua vita finì nel giro di due secondi.

La lama della spada, infatti, si infranse spezzandosi, contro l'avambraccio del Cacciatore. L'espressione di incredulità del fichetto durò giusto il tempo di una manata dritta in faccia portata con forza dal basso verso l'alto; il naso del mezzelfo si spezzò, le ossa dello stesso schizzarono verso l'interno, dirette al cervello.
Il secondo buono cadde in terra già morto, le orbite rigirate verso l'interno, una maschera di sangue a coprire naso e bocca.





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